Critiche



Dott.ssa Francesca Stefàno

Mostra Mirabilis

 “Mirabilis”, come il nome dell’opera perfetta con la spirale logaritmica, questo il titolo della personale dell’artista Vincenzo Pellegrini.

Un vero percorso di scoperta tra materia, ispirazioni, sensazioni e forme che prendono il sopravvento suggerendo idee e ideali alle quali ha lavorato in questi anni l’artista. Una raccolta di opere che parlano di avvenimenti importanti, ma anche di premi e riconoscimenti ottenuti in diverse occasioni in tutta Italia.

L’artista, conosciuto per alcune delle opere esposte lungo le strade della città come il monumento dedicato agli Alpini nel Mondo o quello per l’associazione Avis Atessa, ha deciso così di raccontare in una personale tutto il suo percorso artistico; tornano materiali come il legno, il marmo o l’acciaio, tanto che risalta agli occhi la capacità della materia di innalzarsi quasi in un volo, come nella volontà di venire fuori e conquistare le proprie forme lineari o sinuose, ma sempre accompagnata da un messaggio, da un’idea che è reale e che resta impressa al visitatore.

Non è la prima esposizione per l’artista, ma riunisce i momenti di un percorso nato da una passione e che di pari passo accompagna lo studio attento delle possibilità che la materia suggerisce alla arte, con messaggi mai scontati. 

Dietro le opere si nasconde la ricerca della perfezione, proprio come nel caso della spirale Mirabilis, ma anche l’equilibrio di forme decise e capaci di affermare concetti importanti e universali come per esempio “war” o “peace”.

Nulla è lasciato al caso, in una chiacchierata Pellegrini ci racconta come nasce un’opera nella mente e nelle mani, come ogni idea suggerisce un’impronta artistica, e come la sperimentazione sia il passo che conduce alla realizzazione. 

Dalle suggestioni legate ad Alberto Sordi, fino al cinema di Pasolini, e poi passando per il messaggio irriverente di un pinocchio allo specchio o anche nelle forme di un vortice, ordinato nella sua spirale. E poi la memoria dell’11 settembre, ma anche il caos di lettere incastrate o la linearità di una "burocrazia globale". Oltre alle opere materiche anche la sperimentazione di colori, come nel caso di quelle che uniscono pittura e scultura, in una diversa osservazione della realtà. 

Molte opere raccontano la contemporaneità ed in cui si raffigura il punto di vista dell'artista, profondo indagatore, è un passaggio tra fonti e ispirazioni ma senza dubbio uno sguardo attento sulla realtà. E' l'arte che comunica con linee e curve, il valore aggiunto in una comunità, e che si esprime attraverso la passione, non senza lasciare un messaggio o un sogno.

Dott.ssa Francesca Stefàno

Arch. Eleonora Genovesi

Dopo aver visionato le opere del maestro Vincenzo Pellegrini, possiamo parlare di viaggio nello spazio del sogno che racchiude un desiderio di pace, calore, armonia, fiducia, bellezza della diversità.
Le calde basi in legno da cui spiccano il volo le opere dell’artista è come se, di volta in volta, fossero esse stesse il cuore di Pellegrini, cuore dal quale si di parte l’anelito ad un mondo felix.

Utopia dirà qualcuno? No perché l’utopia è per sua stessa definizione il disegno di una società perfetta, proiettata in una dimensione spazio-temporale indefinita, nella quale gli uomini dovrebbero poter realizzare una convivenza del tutto felice che tradotto significa speranza generosa ma spesso irrealizzabile.

Invece la visione di Vincenzo Pellegrini non è quella di una società perfetta, ma quella di una società nella quale la diversità costituisce un plus-valore, e, quindi il suo desiderio di pace,amore non sono irrealizzabili.

La società agognata dal maestro Pellegrini la costruiamo noi partendo dalla pausa di autoriflessione di Italo, per poi passare alla carica rigenerante di Forza, per arrivare infine alla pace ed armonia di Love and peace, Pace, Amore.

Ma sarebbe troppo restrittivo confinare la concezione del mondo di Vincenzo Pellegrini al solo desiderio di armonia, perché nell’arte del maestro c’è anche una critica pungente ed amara nei confronti delle contraddizioni del nostro tempo. La sua autoriflessione parte dal dato di fatto di una società sempre più frenetica, che in questo suo ipercinetismo ha smarrito per strada il meccanismo della comunicazione creando il caos. Il tutto aggravato dalle pastoie burocratiche e da un’informazione sempre più disinformativa.

Ecco l’arte di Vincenzo Pellegrini è tutto questo: autoriflessione; riflessione sullo stato di cose, presa di coscienza critica di una società che ha smarrito le proprie caratteristiche per diventare amorfa,desiderio di un mondo migliore.

Il linguaggio adottato dall’artista, di chiara derivazione dal mondo del design, è essenziale,asciutto, dando luogo a forme stilizzate enfatizzate dai materiali usati, come il legno che funge da calda base da cui si erge slanciata e vibrante l’opera, o il marmo che serve a illuminare la purezza dell’acciaio o del ferro, in una perfetta fusione di ritmo,luce e costruzione.

Vincenzo Pellegrini procede con la sua arte, con la sua intensa cromia, come un scalatore solitario verso l’alto, verso il sole, muovendo lo spazio presente alla costante ricerca di una vetta dove apporre la bandiera, non europea,ma mondiale, di un pianeta solidale governato da: armonia, pace, solidarietà, rispetto della diversità.

Arch. Eleonora Genovesi

Prof.ssa Grazia Chiesa, Dars

Come caldi e vibranti miracoli di luce le opere di Vincenzo Pellegrini sembrano soffiare verso l’alto dei “politici” messaggi d’amore. Gli spiranti e sinuosi movimenti delle sculture dell’artista infatti, palpitano di una luminosità che non arriverebbe a toccare il cielo senza il battito intenso e cardiaco di un “cuore di legno”, il caldo materiale che Pellegrini usa come base per le sue fughe di acciaio, ferro e vetro.

È l’abbraccio di un girotondo umano che grida, danza e si nutre della forza che solo lo stringersi dei corpi può generare, a risuonare nell’arioso e leggero viaggio creativo dell’artista verso un sospeso spazio utopico. Uno spazio del sogno, di una libertà che sembra rapire e raccogliere i desideri di pace, memoria, calore e fiducia che vengono dal basso, dai lumi di lampade che scaldano e ci guidano, dal messaggio di solidarietà che Pellegrini fa vivere, attraverso la scultura, in opere che con la maestria della leggerezza arrivano dritte al sole.

Lassù, dove l’artista disegna un suo personale quanto collettivo angolo di speranza, dove confluiscono le anime di chi egli ha voluto ricordare col suo talento: le vittime delle stragi dell’11 settembre, dell’11 marzo a Madrid, non meno che la memoria per alcuni dei personaggi che hanno segnato un’epoca, dal “Pirata” Pantani al Alberto Sordi, cui regala la magia di una pellicola cinematografica con impressi i fotogrammi di un sogno, che sappia volare per questo nel cielo condiviso da ognuno di noi.

Grazia Chiesa (vlr)

 

 

Prof. Livio Garbuglia

La scultura di Vincenzo Pellegrini
Dinamismo vitale, nel senso della storia del pianeta solidale 

Un crescere continuo, fatto di persistenze e variazioni, fedeltà e purezza, prende vita nelle opere scultoree di Vincenzo Pellegrini. Una sorta di nuovo ricercare in cui lo scultore si riappropria di qualcosa che non tradisce l’indagine speculativa. Il gesto si carica di luminosità e le determinazioni linea-movimento accentuano il valore architettonico delle opere.

La forma uguale a se stessa eppure sempre straordinariamente diversa e vitale nel gioco delle trame disciplinate, nella fondazione architettonica di ferro, acciaio e vetro, si connota di episodi materici che rendono semoventi, rituali, celebrativi, i corpi d’arte. La linea-movimento si modula e genera cadenze ritmiche diverse colte ogni volta in stesure che trattengono e sprigionano bagliori ora freddi e metallici, ora caldi e lucenti.

La simmetria si muove entro la purezza delle delineazioni, l’opera scultorea fonda purezza compositiva e luministica in una mobile e continua ridefinizione della propria poetica. L’immagine si apre secondo un progetto regolare e recupera un dinamismo fluido e vitale (Undici settembre, opera scultorea in marmo). La cromia vibra intensa, si propaga muove lo spazio presente, mentre gli equilibri si fondano attraverso il ritmo della luce (Vola Alberto, Undici marzo) e della costruzione (Burocrazia).

La distinzione creata diventa comunicativa e mostra una materia, ora spessa, ora diafana e leggera, dall’andatura incalzante, avvolgente. Creazione d’arte che precede il suo significato, la cui origine si pone nella radice stessa del conoscere se stessi. Pellegrini procede verso la memoria umana profonda alla ricerca di una rinnovata autoriflessione e un approfondimento dell’umanità, nel senso della storia del pianeta solidale. 

Livio Garbuglia - Critico d’arte